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| L'ho detto e lo faccio, dopo aver ipotizzato una mia carriera come progettista di pirofile ustionanti, adesso provo a lanciarmi nel design di telefonini scivolosi. Non so se lo avete notato, ma esistono oggi materiali plastici che facilitano la presa solida di tutti quegli utensili (martelli, coltelli, ecc...) che è meglio non lasciarsi sfuggire di mano; tecnicamente si dice che questi materiali anti-sdrucciolo hanno "grip". Al contrario per i telefonini, la scelta delle plastiche di rivestimento cade inevitabilmente su quelle più lisce e levigate. Ed è qui che entra in gioco il designer di telefonini scivolosi; il suo lavoro è quello di progettare cellulari in grado di scivolare fuori dalla tasca dei jeans ogni volta che ci si siede sul treno o sull'autobus, telefonini, che , nel momento del bisogno (o meglio, un attimo dopo) sono in grado di saltare fuori dalla tasca interna della giacca per tuffarsi direttamente nella tazza del WC. Cercare di maneggiare uno di questi cellulari nel mese d'agosto con le palme sudate, é come cercare di afferrare, a mani nude, una rana appena uscita da uno stagno, o una saponetta appena caduta nelle docce di una caserma. Il telefonino è dunque fatto per sgusciare via alla prima occasione e per mettere il classico rumore di cellulare che cade, cioè non "Pum" o "Toc" ma "Merd....,Vaff...". D'altro canto, il continuo aumento delle dimensioni dei elefoni pone ulteriori problemi di presa,. C'è stato un periodo in cui anche il maschio italiano andava fiero di avercelo piccolo (il telefonino, naturalmente); oggi siamo tornati al machismo telefonico: più é grosso meglio è (lo smatphone, naturalmente). Il fatto che quell'apparecchio possa anche permettere conversazioni è del tutto accessorio: ciò che conta è la dimensione dello schermo. Il telefono trendy ha uno schermo così ampio da non poter essere tenuto in una sola mano: ho visto gente aggirarsi per il portici di via Po parlando dentro un vecchio televisore Magnadine da 26 pollici. Per veitare questi eccessi, il progettista di telefonini devo dunque dimensionare l'apparecchio in modo che sia il pi largo e scivoloso possibile, ma sottile al punto giusto da poter scomparire nello spazio tra il sedile e la leva del cambio, quello spazio dove nessuna mano d'uomo è in grado di giungere e dove gli sfasciacarrozze, quando demoliscono le auto trovano, tesori di ogni tipo. A presto per il prossimo lavoro improbabile.
Tratto da La Stampa "Torino Sette, Articolo di Alessandro Perissinotto". Scrittore Torinese di ottimo livello.
Edited by _Helen - 4/2/2014, 19:52
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